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Il segno di Donatello

Quando giunse in Veneto da Firenze, nel 1443, Donatello aveva all’incirca cinquantasette anni, ed era ormai scultore di fama indiscussa; interprete straordinario delle concezioni maturate in campo culturale e artistico nella prima stagione del Rinascimento, egli trovò a Padova un ambiente particolarmente ricettivo, tanto che la presenza della sua bottega, durata un decennio, lasciò tracce indelebili nel linguaggio figurativo della produzione locale.
La prima commessa sicuramente documentata è quella per il monumentale Crocifisso bronzeo della Basilica di Sant’Antonio, ottenuto con l’antica tecnica della fusione a cera persa, procedimento complesso e delicato che proprio Donatello riportò in auge, recuperandolo per primo e applicandolo con perizia a opere di grandi dimensioni; questo è dunque il primo esemplare del genere in metallo fuso, non lavorato a sbalzo. La figura del Cristo sulla croce è un capolavoro dell’arte di tutti i tempi, che, in una piena adesione a canoni formali d’armonia e compostezza, di evidente matrice classica, tocca vertici di perfezione assoluta nella resa dell’anatomia, e al tempo stesso esprime con grande sensibilità ed efficacia, soprattutto nei lineamenti del volto, l’estrema sofferenza dell’agonia.

 

Donatello, Crocifisso, particolare. Padova, Basilica di Sant’Antonio

Donatello, Crocifisso, particolare. Padova, Basilica di Sant’Antonio, Altare Maggiore
(foto Elio Ciol, © Archivio Fotografico Messaggero S. Antonio Editrice, su concessione della Veneranda Arca del Santo)


Un altro raffinatissimo Crocifisso, in legno, conservato a Padova presso la chiesa di S. Maria dei Servi, è da qualche tempo attribuito al grande artista toscano, non solo per le evidenti affinità stilistiche, rafforzate dall'eccellente livello qualitativo e dalla maestria dell'opera sul piano tecnico, ma anche sulla base di alcune fonti documentarie.
Di eccezionale importanza è l’apparato decorativo per l’altare maggiore della Basilica Antoniana, composto da una serie di statue e di rilievi in prevalenza bronzei, che oggi purtroppo non è più possibile ammirare nell’architettura originaria, perduta già dalla fine del Cinquecento; la disposizione attualmente visibile è frutto di un riallestimento tardo ottocentesco. Le sette figure a tutto tondo dovevano comunque rappresentare una sorta di Sacra conversazione, con al centro la Vergine Maria, nell’atto di alzarsi dal trono per mostrare il Bambino benedicente, e tre coppie di santi, a pendant: i frati Francesco e Antonio, i martiri protettori di Padova Giustina e Daniele, i vescovi Prosdocimo e Ludovico di Tolosa. Si contano poi cinque pannelli, fra i quali vi è l’unico elemento eseguito in pietra, con intarsi policromi, la Deposizione di Cristo; seguono quattro lastre bronzee, con i Miracoli di Sant’Antonio: L’asina, Il neonato, Il piede riattaccato e Il cuore dell’avaro. Notevole è qui l’effetto dello 'stiacciato', un tipo di rilievo molto basso, modellato con estrema perizia, tanto da suggerire l’idea di ampiezza e profondità dello spazio; valentissime le soluzioni narrative, che offrono al riguardante scene affollate di figure, percorse da ondate ritmiche di movimento, sullo sfondo di imponenti edifici, in prospettive studiate per rimarcare le linee di forza delle composizioni.
Sul sagrato del Santo si erge il monumento al condottiero Erasmo da Narni detto il Gattamelata (1370-1443), capitano generale delle forze venete, sepolto all’interno della Basilica. La statua equestre, finanziata dalla vedova e dal figlio dell’uomo d’armi, con il consenso del Senato veneto, ripete e rinnova, nella prima fusione bronzea colossale del genere realizzata dopo il tramonto dell’antichità, il modello romano del Marco Aurelio, sul quale agisce inoltre, per quanto concerne la rappresentazione della cavalcatura, l’influenza della Quadriga di San Marco. L’opera sembra materializzare il principio stesso della virtus eroica, concetto focale nel pensiero della Rinascenza, che affermava la centralità dell’uomo nell’universo creato.
Oltre alla statua equestre bronzea, anche la decorazione del basamento in pietra, con eroti, trofei d’armi, e una porta chiusa, ripropone motivi e schemi del repertorio classico, largamente impiegati in funzione onoraria e funeraria.


Basilica di Sant’Antonio
Piazza del Santo, 11
35123 Padova

Orari

  • con l’ora solare: 06.20 - 19.00
  • con l’ora legale: 06.20 - 19.45


http://www.basilicadelsanto.it/